Le indagini sull’Airbus 320 della Germanwings hanno rivelato che il responsabile della tragedia è il copilota Lubitz, modello di impeccabile professionalità. Risulta nella sua storia una sospensione dell’addestramento come pilota per “una sindrome da burnout, una depressione”. La tesi di suicidio-strage è quella accreditata. La domanda che l’opinione pubblica si pone è quale prevenzione viene messa in atto per accertare eventuali elementi di rischio suicidario dei piloti di aereo. 17 incidenti aerei dal 1950 sono stati classificati della Flight Aviation Foundation come atti deliberati di suicidio del pilota. La Federal Aviation Administration (FAA), agenzia statunitense, afferma che 24 sono i piloti americani che si sono suicidati in volo negli ultimi vent’anni . Risultata evidente che l’attenzione alla sicurezza dei voli non può prescindere dalla condizione psicologica dei piloti.
Cosa fanno le compagnia per garantirne la condizione psicologica ottimale?
“Dopo la conclusione dei corsi di addestramento e formazione non sono previsti nuovi test psicologici per i piloti. Solo esami e controlli medici per verificare periodicamente le capacità di volo, ma non i test psicologici”. Così succede in tutto il mondo. Lo conferma Riccardo Canestrari, coordinatore nazionale dei piloti Anpac, secondo il quale l’autorità aeronautica impone una visita l’anno presso un istituto medico legale, o anche più di una, ed ha il potere di tenere i piloti a terra. Si tratta di un check-up completo al cui esito è legata la stessa licenza di volo. Aggiunge che in 25 anni di controlli non ha mai visto uno psicologo, dovendo solo compilare un questionario “psicosomatico” informativo. (Il Fatto Quotidiano 27 marzo 2015)
Le modalità di assunzione di molte categorie di lavoratori prevedono, oltre alla visita medica, uno screening psicologico che però generalmente non viene ripetuto, nonostante l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha di recente affermato che entro il 2020 la depressione sarà la malattia più diffusa al mondo, subito dopo le patologie cardiovascolari; essa è diventata uno dei principali problemi in materia di salute pubblica nonché uno dei disturbi dell’umore a più elevata comorbilità e una delle principali cause di invalidità sia temporanea sia permanente a livello mondiale.
Questa malattia non porta solo infelicità a chi ne soffre, ma è una vera minaccia per la vita. Essa può condurre ad azioni autolesive ed è il più importante fattore di rischio suicidario.
La Federazione degli Psicologi Europei (EFPA) ha da decenni denunciato alle autorità dei trasporti della Comunità europea di Brussels la necessità di rendere obbligatoria la valutazione psicologica periodica per valutare lo stato di efficienza mentale dei conducenti professionisti (piloti di aerei, navi, macchinisti dei treni, camionisti, tassisti ecc.,) ma non è stata ascoltata.
A proposito della sensibilità di alcuni stakeholder e su nostra pressione, sulla prevenzione dei rischi psicosociali è stato siglato l’11 marzo 2014 a Bruxelles un accordo per il settore ferroviario (tra Community of European Railway and Infrastructure Companies e European transport Workers’Federation) volto alla loro prevenzione. Questo dovrebbe indurre anche ad una maggior sensibilità sulla necessità delle visite periodiche psicologiche, all’interno di un sistema integrato di prevenzione. Ma, nonostante questa indicazione, sono in atto pressioni delle compagnie ferroviarie inglesi che vorrebbe sopprimere questa valutazione psicologica sui conducenti, perché costosa!
In Italia, una legge nazionale, D.Lgs. 247/2010, richiede una valutazione psicologica a cadenza annuale per i macchinisti delle ferrovie che viene effettuata regolarmente.
Esiste in Lombardia una legge regionale che si occupa di alcune categorie a rischio suicidario e prescrive l’adozione di procedure di prevenzione da effettuarsi da parte degli psicologi del SSN.
La promozione della salute mentale, la diagnosi precoce e la disponibilità di trattamenti psicologici sin dagli esordi del disagio psichico sono le azioni preventive più efficaci. Nel Libro Verde delle Commissioni Europee del 2005, “Migliorare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia sulla salute mentale”, viene precisato che la prevenzione della depressione e del suicidio rappresentano una priorità dell’UE, tanto che gli stati membri sono stati invitati a promuovere azioni di prevenzione in questo ambito (Patto europeo per la salute e il benessere mentale, siglato a Bruxelles il 13 giugno 2008).
Le teorie psicologiche e i programmi di ricerca correlati hanno evidenziato come certi tratti di personalità e certe predisposizioni, come la mancanza di speranza, la mancanza di pensiero positivo sul futuro, l’impulsività, la rigidità, la scarsa capacità di problem solving, il deficit di memoria autobiografica, possono portare ad un comportamento autodistruttivo.
Esistono strumenti di valutazione del rischio suicidario, ed essi si avvalgono di informazioni utili alla rilevazione dei fattori di rischio che sono numerosi e possono andare da motivi di sofferenza legati alla storia personale e familiare, a problemi economici che interferiscono con il senso di sicurezza e di fiducia nel futuro, ad un aumento dell’ansia, all’abuso di sostanze, alla violenza, a comportamenti autolesivi. L’attività dello psicologo comprende prestazioni che vanno dal colloquio psicologico – clinico, ai colloqui di sostegno, ai test psicologici di personalità, ai questionari e ai test proiettivi: i dati raccolti contribuiscono alla formulazione di un giudizio clinico competente sul funzionamento psichico della persona.
Alla luce di quanto accaduto riteniamo necessario ribadire più che mai l’importanza del contributo della professionalitá e delle competenze degli psicologi impegnati nel raggiungimento del benessere psichico e nella valutazione psicologica della personalità.